Tiki Taka è quanto di peggio possa offrire il palinsesto sportivo della TV italiana

Prima di decidermi a scrivere questo pezzo mi sono dato un po’ di tempo. Troppo, forse. Già, troppo, perché in questo annetto abbondante di latenza, da calciomane quale sono, non ho quasi mai rinunciato a seguire la trasmissione “calcistica” Tiki Taka – Sottotitolo: “La Repubblica del Pallone”, autocitazione dell’altro chiambrettiano programma La Repubblica delle Donne, andato in onda tra la fine del 2018 e l’inizio del 2020. Solo che, per oltre un anno, non ho fatto altro che spegnere la tv intorno alle due di notte, domandandomi quale insana ragione mi spingesse a barattare un paio d’ore di sonno con un intrattenimento a dir poco demenziale, sciatto, volgare, privo di buon gusto e di senso critico.

Tiki Taka
La Repubblica del Pallone
La Repubblica delle Donne

Prima di decidermi a scrivere questo pezzo, mi sono anche preso qualche ora per analizzare le opinioni del web sul programma “sportivo” per la seconda-terza serata del lunedì sera di Italia1. Ho così scoperto che, a quanto pare, sebbene la quasi totalità dei giudici sia disposta ad ammettere che Tiki Taka sia un programma di intrattenimento più che di approfondimento calcistico, praticamente nessuno valuta negativamente il risultato finale. A quanto pare, il format funziona, piace, ha un suo canone coerente e in linea con le aspettative del pubblico. Magari sono fatto male io, ma faccio davvero fatica a ritenere anche solo ricevibile un contenitore mediatico così confusionario, retrogrado, inutilmente volgare – lungi dal ritenermi un bacchettone riguardo la questione linguaggio spinto. Pare che, a parte me, agli italiani vada bene così. Allora ho deciso di proporre una personale analisi sul programma, per cercare di testare il polso della gente: sono l’unico che si auspica una trasmissione sportiva che sia davvero tale, focalizzata sui temi del campo… E che magari, così, se non chiedo troppo, mostri anche un paio di highlights?

programma di intrattenimento
highlights
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Tiki Taka: la saga del kitsch e del cattivo gusto

Prendete qualche ex calciatore, alcuni dei quali con evidenti problemi di megalomania, tre o quattro giornalisti, non necessariamente della cronaca sportiva, personaggi strampalati che hanno l’unico merito di essere grotteschi, bizzarri o semplicemente poco svegli. Aggiungete delle belle ragazze, assoldate con lo scopo di sfilare al centro di una passerella ai cui estremi sbavano gli strani figuri di cui sopra e lasciate che a orchestrare l’intero ambaradan ci sia un giornalista che della comunicazione eccentrica e della pacchianeria ha fatto un proprio marchio di fabbrica. Come filo conduttore, i temi dell’ultima giornata di calcio, pretesti, note a margine che fanno da carburante per questa carovana di… Non so neppure come definirli. Ecco, questo è tutto ciò che dovete sapere su Tiki Taka – La Repubblica del Pallone: semplicemente, la peggior trasmissione sportiva della storia.

la peggior trasmissione sportiva della storia

Bentornati negli anni ‘80

Partiamo prima dagli aspetti più marginali, ma che marginali non sono. Analizziamo il contorno, i lustrini contenutistici che fanno da cornice al format ideato, nella sua versione 2.0, da quel mattacchione di Piero Chiambretti. Impossibile, ad esempio, non provare imbarazzo per la concezione del ruolo femminile propinata in quello studio: un modello sociale e simbolico che credevamo superato da un decennio buono e che, invece, viene violentemente riproposto in tutta la sua bassezza. Insomma, lo sappiamo, no? Il calcio è uno sport per uomini e c’è una sola cosa che interessa agli uomini più del calcio…

Piero Chiambretti

Ecco allora donne seminude spuntare senza un vero senso logico; avvenenti ballerine (?), showgirl (?) e modelle (?), sguinzagliate al centro del palco, “così, de botto”, a interrompere le acute riesamine tattiche degli ospiti. Riuscite a immaginarlo? Un tizio sta parlando, Chiambretti tutto ad un tratto urla il nome di una tipa e questa sbuca dalle quinte, sfila al centro dello studio, cattura gli sguardi languidi degli ospiti per una manciata di secondi e poi scompare di nuovo, causando incontrollabili reazioni fisiologiche, fortunatamente non a favore di telecamera, nelle patte dei presenti, ardentemente concentrati a inchiodare la nobile fanciulla con il proprio sguardo laido. Che quasi ci viene voglia di parteggiare per le femministe.

Lo sciacallaggio mediatico, il calcio è una telenovela

Potrei fare tantissimi esempi per dimostrare come lo sciacallaggio sia un altro ingrediente fondamentale del Tiki Taka – Chiambretti Edition.

sciacallaggio
Chiambretti Edition
Diego Armando Maradona
Niccolò Zaniolo
Dispiaciuto che parlate di ‘ste cagate qua

A me il gossip mi fa impressione, il gossip mi fa impressione, ma essendo questo un programma che tratta di calcio e Zaniolo è un calciatore, io parlo anche di Zaniolo. Punto”.

A me il gossip mi fa impressione, il gossip mi fa impressione, ma essendo questo un programma che tratta di calcio e Zaniolo è un calciatore, io parlo anche di Zaniolo. Punto”.

Piero Chiambretti, 11 gennaio 2021. Ok, non fa una piega.

Raccontare la vita di Zaniolo è un elemento che ha a che fare col calcio, non è una cagata“.

Raccontare la vita di Zaniolo è un elemento che ha a che fare col calcio, non è una cagata

Giuseppe Cruciani, 11 gennaio 2021. Ok, bravo anche tu.

Ecco. Tiki Taka è soprattutto, se non quasi esclusivamente, questo. Se appellarsi al buongusto sarebbe ingenuo, invocare il senso etico degli ospiti in studio appare persino stupido e irrisorio nei confronti di se stessi. Parliamo di un format capace di assorbire qualunque argomento anche vagamente correlabile a quello calcistico e di trasformarlo in avanspettacolo, in modo avido, prepotente, spietato persino. In fondo è questo che amano gli “amici sportivi”. O no?

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Piccoli Sgarbi crescono

D’accordo, ma almeno il fior fior di intellettuali che popola lo studio sa esattamente cosa dire e come dirlo, è bello ascoltare analisi lucide da parte di intenditori posati e competenti, no? No. Perché Tiki Taka è anche un simpaticissimo parlamento di sguaiate prime donne che giocano a duelli verbali in cui il principale scopo è sminuire o persino umiliare la controparte. Ecco allora che, in ogni puntata, assistiamo a un nuovo spin-off della spassosissima faida, ad esempio, tra Giuseppe Cruciani e il sempre imparziale Raffaele Auriemma, finissima ed equilibrata voce del tifo partenopeo. I confronti sono sempre composti, cerebralmente ispiranti e contraddistinti da un acume raro. Per dire, Cruciani si diverte spesso a sottolineare quanto il suo rivale dialettico sia più povero di lui, non so se per imbarazzarlo pubblicamente o se perché, a suo modo, rendere di dominio pubblico tale informazione sia un ottimo modo per infiacchire le argomentazioni del ‘povero’ Auriemma. Che dire? La classe non è acqua.

parlamento di sguaiate prime donne

Sì, vabbè, ma mica c’è solo Cruciani. Abbiamo Ciccio Graziani, c’è Pasquale Bruno, Giampiero Mughini. Ah no, lui non c’è più: sarà che a un certo punto non ha retto più?

Ma dove li peschi, Piero?

Per fortuna, Tiki Taka è anche una fucina di talenti, abilmente scovati da quel talent scout di Piero Chiambretti, uno che nel corso della sua carriera ha saputo lanciare giganti della tv del calibro di Dj Aniceto e dei gemelli Ceccarelli, la risposta italiana a Pinco Panco e Panco Pinco. la cantera di Tiki Taka ha tanti fiori all’occhiello, servirebbe un articolo a parte per elencarli tutti. Scegliendo solo le gemme più brillanti, possiamo citare Nunzio Alfredo D’Angieri, ambasciatore del Belize: giuro, non so proprio come descriverlo e tuttora non sono convinto che sia davvero ciò che mostra. Troppo, davvero troppo per essere vero. Se non altro, ho capito che anche io posso diventare ambasciatore. Ecco, fatevi un’idea voi:

fucina di talenti
cantera

Si però non è che una rondine faccia primavera. Ci sono tantissimi altri personaggi degni di nota e che si distinguono per caratura morale e intellettuale. Per dire, Tiki Taka è il programma che può contare sull’astrologo Sorrentino, professionista di fama internazionale che elabora pronostici infallibili grazie a un’abilissima lettura delle stelle. Parliamo di un intellettuale di punta, come dimostra l’attaccamento paterno di Chiambretti nei suoi confronti e dalla tenacia con cui il conduttore lo difende dalla puerile ilarità degli ospiti in studio (in una puntata ha quasi litigato con Paolo Bonolis che, platealmente, continuava a sfotterlo). Però tranquilli, perché in ogni puntata c’è qualche grande artista che accorre a innalzare il tasso tecnico del programma, come l’attore ed esperto di bon ton Massimo Ceccherini o il Premio Nobel Francesco Oppini, figlio di Franco e di Alba Parietti, immenso conoscitore di massimi sistemi calcistici. Potete dormire sonni tranquilli.

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Davvero ci meritiamo tutto questo?

Insomma, Tiki Taka è un circo di egocentrici schiamazzanti che fanno a gara di personaggismo. Un mix di provocatori, permalosoni, prepotenti e vanesi. La logica imperante è quella dell’interrompere, del teatralizzare, del prendersi la parola di forza, mentre il povero Chiambretti, abile, senza sarcasmo stavolta, a ironizzarci su, prova a tenere a bada la sua squadra, accuratamente scelta da egli stesso e che, sovente, quasi lo mette da parte e prosegue la trasmissione per conto proprio. Ma è tutto un bluff: il conduttore vuole esattamente questo. D’altronde, non possiamo pretendere di ottenere un dolce se scegliamo solo ingredienti salati. E in tutto ciò, non sperate di assistere a un solo gol della giornata in esame: a quanto pare, una trasmissione di calcio non è il posto adatto per guardare il calcio giocato; se è questo quello che vi aspettate, siete stupidi voi.

gara di personaggismo
non sperate di assistere a un solo gol della giornata in esame

Davvero ci piace tutto questo?

A chi si rivolge Tiki Taka? Se è vero che parliamo di uno show di intrattenimento più che di una trasmissione calcistica, allora potrebbe essere che il suo target sia ben più ampio di quello di soli calciofili. Beh, non proprio, perché nessuno guarderebbe quello show senza un interesse di fondo per lo sport più amato dagli italiani. Allora vuol dire che gli appassionati di calcio di casa nostra vogliono questo? Ecco il centro dell’intero discorso: Tiki Taka dà alla gente ciò che la gente vuole? Io non so rispondere a questa domanda e, francamente, voglio sperare con tutto il cuore che non sia così. Voglio sperare che chi ama il calcio, detesti – come me – Tiki Taka e chiunque scelga di fare divulgazione in quel modo. Voglio sperare che i telespettatori non abbiano bisogno di tette e culi per restare sintonizzati su un programma che promette approfondimenti sulla giornata di Serie A. Voglio sperare che Tiki Taka sia la risposta di Mediaset a una domanda che non esiste e che non può essere creata, semplicemente, imponendo un format di quel tenore. Voglio sperare che il mio pensiero sia in linea con quello della maggior parte dei tifosi italiani. Così non fosse, beh, vuol dire che Tiki Taka è precisamente ciò che ci meritiamo. E buona visione a tutti.

A chi si rivolge Tiki Taka?
Tiki Taka dà alla gente ciò che la gente vuole?
Tiki Taka è precisamente ciò che ci meritiamo